Come vivere in off grid
L’off grid, letteralmente “vivere fuori dalla griglia”, consiste nell’andare a vivere, da soli o in collettività, al fine di essere totalmente autosufficienti, sia a livello alimentare che energetico o quant’altro.
Logico che farlo da soli è difficile, quindi è sempre meglio crearla insieme ad altri in modo da avere conoscenze complementari, ma in ogni caso ci vuole una volontà di ferro.
In genere si va a vivere in case auto-costruite ma allo stadio “primitivo”, oppure si cercano vecchi casolari da comprare e ristrutturare. A questi poi si aggiungono pannelli solari, fosse settiche, eccetera.
Il miglior modo per fare una comunità off-grid sarebbe quella di comprare le case dei comuni disabitati o quasi. Ce ne sono diversi in Italia andando negli entroterra, alcune case costano anche 1€ e spesso sono interi borghi che in passato venivano utilizzati dai minatori (poi abbandonate perché le miniere si esaurivano), oppure da ex costruttori delle ferrovie, oppure ancora vecchi paesi di campagna svuotatesi nel tempo per via dell’emigrazione.
Basta dare una risistemata agli edifici e il grosso è fatto. Poi attorno si può coltivare, scavare canali, creare sistemi di irrigazione e fornitura d’acqua dolce, ripristinare la corrente elettrica attraverso pannelli solari, eccetera.
Altrimenti, si costruiscono case da zero nelle montagne e nei boschi, un po’ alla volta, partendo da un cantuccio dove dormire e allargandosi a poco a poco. Tuttavia occorre vedere se non ci sono dei vincoli ambientali che non permettono di costruire, e nel caso si possa edificare, quali rapporti volumetrici occorre rispettare.
Nel mentre e/o prima di decidere definitivamente di impiantarsi, si esplora e studia l’ambiente, il clima, le risorse naturali in termini di flora, fauna e caratteristiche geologiche (terra e specchi d’acqua), i punti chiave, l’orientamento e la mappa (se la zona non è troppo isolata, si può trovare in internet o su Google Maps).
Consiglio di provare a vivere off-grid per pochi giorni, studiare manuali di sopravvivenza, conservazione del cibo e allevamento…
Se poi esiste già una comunità off-grid a cui ci si unisce, si può sfruttare il know-how dei membri già esistenti, il che non è poco. Se chiedono qualcosa in cambio, si può barattare il know-how in cambio di qualcos’altro.
In quanto comunità, vivete non distanti tra voi, vi conoscete e sapete come raggiungervi. Non ci sono enormi distanze e la logistica dell’informazione è veramente limitata. Prendere poi decisioni comunitarie è uno scherzo. La comunità può assumere un nome proprio e, se si forma in un entroterra e non in montagna, semplicemente è il nome stesso della frazione/location o di una location vicina o di un elemento caratteristico (Ad esempio una montagna, fiume, il nome di una pianta molto diffusa ecc.).
Parto dal presupposto che non ci sono altre comunità/gruppetti di case nei paraggi se si forma in montagna. Ma se il fenomeno prende piede, la comunità in esame si allarga e si arricchisce di nuovi membri ben accetti e con un mindset calzante. Sennò se ne tornano indietro, vanno altrove o restano emarginati e scoperti.
Se si dovessero effettuare viaggi in città, il tizio che si sposta può fungere da rappresentante della comunità. Certo, occorre vedere se abbia voglia di intrattenere qualche legame con la città, le sue istituzioni e i suoi abitanti, che non dimentichiamocelo, potrebbero essere contrari alle comunità a livello ideologico e legale, specie se vi è un clima di segregazione.
Resta il problema di come effettuare gli acquisti se si richiede in cambio una vaccinazione obbligatoria collegata al contante virtuale.
Il problema si potrebbe aggirare prendendo un gruppo di persone che fanno saltuariamente, e solo quando serve, da legame con la comunità off-grid in cambio di pagamenti in natura e ospitalità.
Tuttavia, se la legge e l’opinione comune li dipingono come collaborazionisti e/o partono anche dei controlli di sorveglianza, è difficile che ciò accada.
Se dunque si tagliano i ponti con le città limitrofe, non servono né compere né legami di alcun tipo con la città e quindi non servono Ambasciatori Rappresentanti e Segretari con i vice e i vicari (ma già in partenza siete pochi, penso; pochi ma buoni). Tutto ciò indipendentemente dal fatto che si conservano tecnologie elettroniche funzionanti grazie ai pannelli solari, come uno smartphone con internet e i social media (ma se si comunica con membri tutti stretti e abbastanza vicini, i social non sono indispensabili se non in casi eccezionali di emergenza).
Infine, come detto in precedenza, questo scenario è fattibile a meno che avvenga un unico vero e grande impedimento: se tali comunità sono boicottate dai governi locali e/o nazionali con leggi e vincoli oltre i limiti dell’assurdo pure se la casa è regolarmente comprata, ad esempio “Nelle aree naturali o dell’entroterra, per non produrre troppa CO2, sono vietati i centri abitati con più di tre persone nel raggio di 10 km. I trasgressori saranno puniti con 600.000 euro digitali di multa da pagare subito e 10 anni di carcere” (???).
Ma non è detto che avvenga questa massima forma di impedimento: se si va off-grid in un contesto di crisi economico-sociale o anarchia o di semplice disinteresse dei governi e della popolazione cittadina verso tali comunità, i potenziali boicottatori potrebbero pensare “Ma sì, dai, lasciamoli stare, sono degli hippie cavernicoli che non danno fastidio, al massimo schiattano tutti o regrediscono all’Homo Habilis o ci mandiamo le scolaresche a fargli vedere come vivono i trogloditi”, oppure “Non c’è controllo, non possiamo badare agli hippie cavernicoli, lasciamoli stare a oltranza che siamo occupati in ben altro come ad esempio mantenere l’ordine pubblico, anzi, lasciali andare in montagna così abbiamo meno rotture”…