Cosa fare in caso di crisi economica o sociale che non coinvolge le utenze?
Questo genere di crisi, in genere, non arriva all’improvviso ma se ne può percepire l’inizio già diversi mesi prima che si manifestino in modo plateale. Tuttavia, a volte possono anche essere improvvise e inaspettate ai più (vedasi il caso del crac del ‘29 arrivato improvvisamente, anche se alcuni esperti avevano preannunciato nei mesi precedenti che le Borse sarebbero potute crollare ma furono presi per Cassandre).
Ciò che occorre fare in questi casi è organizzare dei gruppi virtuali sfruttando i social. Ovvio che se ci si organizza prima dell’evento è sicuramente meglio, ma se l’evento ci “esplode” in faccia occorre muoversi tempestivamente e alla vecchia maniera. Mi spiego meglio.
Formazione della comunità
Abbiamo detto che lo scenario A prevede che le utenze rimangono attive, compreso internet e i vari siti web, tra cui i social network. In questo caso è utile sfruttare questa tecnologia, in quanto la più efficace ed è pure gratuita, oltre al fatto che permette di coordinare in tempo reale grandissime collettività di persone (anche distanti tra di loro).
La community virtuale che dobbiamo creare deve permettere ai suoi membri di restare in contatto con gli altri al fine di poter chiedere aiuto se hanno bisogno, aiutare gli altri se si è in grado di farlo, dare e ricevere consigli su le più svariate situazioni che si possano venire a creare durante una crisi economica grave.
Visto che la community sarà composta da gente proveniente da differenti estrazioni sociali, differenti capacità culturali e differenti età anagrafiche, è meglio puntare a dei social network di facile utilizzo e installazione. Insomma, no applicativi difficili da capire ma cose alla portata di chiunque (o quasi), come ad esempio WhatsApp e Telegram, che sono facilmente scaricabili da Google Play e per giunta sono gratuite e aggiornabili. Spesso sono applicazioni che molti hanno sicuramente già installato nei propri smartphone…
Come dicevo prima, queste crisi molto spesso si sentono arrivare con mesi di anticipo. Se è questo il caso consiglio di muoversi alle prime grosse avvisaglie e iniziare a formare il gruppo.
Chi vive in località con un numero contenuto di abitanti, tipo paesino di provincia, sarebbe il caso che iniziasse a parlare del progetto a tutti quelli che conosce meglio, e farli entrare nel gruppo. Poi questi lo diranno agli altri e così via.
Chi vive in cittadine più grandi cercherà di creare il gruppo con confini geografici sensati, tipo il quartiere della città, o cose simili.
Nel caso in cui lo scenario dovesse presentarsi all’improvviso senza dare avvisaglie nei mesi precedenti, questo lavoro occorrerà farlo a crisi già in corso e non ci sarà il tempo di aspettare che questo si propaghi nei mesi.
In questo caso occorre avvisare immediatamente i conoscenti che rientrano dentro la località geografica prescelta, telefonandogli (visto che le utenze funzionano), oppure recandosi direttamente a casa loro dal vivo.
Loro faranno lo stesso con i loro conoscenti e, al più, per fare prima si può andare a bussare porta per porta e dire che si è creato il gruppo e che è importante che tutti si iscrivano, in modo tale da potersi coordinare molto velocemente per affrontare i problemi, che sicuramente, presto o tardi si presenteranno.
Il gruppo da creare è bene che abbia un nome esplicativo, come ad esempio “Comune di XY, frazione di Z”, oppure “Quartiere X di città Y”. Ci si può aiutare anche tramite punti di riferimento famosi come statue, monumenti o cose curiose ma che tutti in città conoscono (tipo quartiere dei due obelischi, quartiere del cavallo rosso, eccetera).
Una volta creato il gruppo ci si tiene in contatto tramite lo stesso social. In caso si presentano delle difficoltà, si scrive un messaggio nel gruppo.
I membri devono impegnarsi a controllare i messaggi almeno tre volte al giorno (mattina, pomeriggio, sera) in modo da captare le richieste d’aiuto. Ad esempio: “Sono le otto di sera e la mia bambina ha mal di gola, ho bisogno di un rimedio medico naturale: qualcuno ha un’erbetta medica da consegnarmi con ricetta di utilizzo annessa?”.
Gli utenti devono registrarsi con il loro vero nome e cognome, possibilmente anche la foto del volto ben visibile e riconoscibile. Siccome sono tutti i membri di un quartiere, è impossibile non ricordarsi nessun nome.
Inoltre, ogni membro dovrebbe indicare anche il numero di telefono, professione/conoscenze, possesso di un orto o cose particolarmente funzionali, info generiche, eccetera.
Collegamento con altre comunità
Siccome la comunità in questione non sarà sicuramente l’unica, ci si può spingere un po’ oltre il confine del proprio quartiere (o nei comuni adiacenti) e chiedere se ce n’è un’altra attiva.
Più nello specifico occorre cercare uno dei suoi membri in modo da poterli contattare, oppure, dargli l’idea di formarne una anche loro e poi far comunicare le due comunità all’occorrenza.
Di tutti i membri di una comunità, si elegge una sorta di Segretario del Quartiere XYZ affiancato a un Vicesegretario.
Egli raccoglie nella propria chat personale i messaggi delle comunità limitrofe comunicatogli dal loro rappresentante, e poi li inoltra nella chat del Quartiere (si usa questo metodo per non affollare una chat di membri estranei e messaggi impossibili da seguire).
A sua volta, accanto al Segretario e al Vicesegretario, sono presenti un Rappresentante/Ambasciatore e un Vice-rappresentante che parla a nome della comunità, per esempio per lanciare messaggi a un’altra in nome e per conto dell’intera comunità.
Egli può anche recarsi fisicamente in un altro quartiere e vestirsi con un capo di abbigliamento caratteristico, ad esempio annodarsi un fazzoletto rosso su un braccio per essere subito riconoscibile (tipo la fascia tricolore del Sindaco), fermo restando che qualcuno potrebbe avere la pessima idea di imitarlo.
Per semplici questioni di emergenza, il Rappresentante non serve. Ad esempio, se una persona di un altro quartiere ha problemi gastrici e non ha nessuno nel proprio quartiere che ha piante medicinali, chiede ai Segretari. I Segretari inoltrano il messaggio dalla chat personale alla chat dei propri quartieri e chi è disponibile risponde.
Questo permette di realizzare legami orizzontali tra comunità, tramite rappresentanti e segretari (volendo, i ruoli possono coincidere).
I vice sostituiscono le cariche primarie in caso queste ultime non possono lavorare o si dimettono. Mi verrebbe voglia di postulare anche un vicario già pronto se il segretario o il vice si dimettono o gli capita qualcosa, ma non è strettamente necessario.
L’admin del gruppo sul social si occuperà di cancellare messaggi osceni, off- topic o di troll e bannare persone sconosciute o di altri quartieri in modo da mantenere ordine e disciplina, indispensabili in simili contesti. Chi non è d’accordo con queste poche regole e principi sconta la scelta o la mancanza di maturità e disciplina con il blocco dell’utenza e/o l’emarginazione.
A volte capita di spiegare con calma, anche quattro/cinque volte di fila, un concetto semplice e di sentirsi dire “Non ho capito niente”. Siccome potrebbe accadere mentre formate la comunità o gestite i 4 ruoli, mantenete la calma o trovate qualcuno che fa le veci di questi particolari soggetti.
Le 4 cariche sono di addetti alla logistica e non rappresentano una struttura piramidale/verticale/gerarchica: non sono sovrani.
In più, possono affiancarsi al governo locale, a prescindere che soffra difficoltà, cali di fiducia, crolli ecc. Anzi, al governo locale la cosa è sicuramente gradita, in quanto gli risolve dei problemi locali, dei disagi ed eventuali disordini senza dovergli pensare loro in un momento poco favorevole.
L’esistenza di una struttura piatta e orizzontale non è sinonimo di anarchia, che è assenza totale di una struttura, regole minime e scopo comune.
I rapporti tra comunità/quartieri devono essere orizzontali, cioè cordiali e pacifici, altrimenti sarebbero stati gerarchici/verticali.
In situazioni gerarchiche e non cordiali una comunità cercherebbe di ingloberebbe le altre o la intrappolerebbe in un rapporto vassallatico (ad esempio in cambio di “protezione” e di rapporti pacifici, si richiederebbero dei pizzi e dei tributi periodici) e la sottomissione potrebbe avvenire tramite minacce o atti di guerriglia…
Nel caso non c’è alcuna possibilità di accordo o pacificazione, e altre comunità cercano di imporsi con la forza occorre interviene attivamente impostando delle ronde armate in punti importanti o strategici.
Consenso e decisioni
Se qualche anziano non ha il cellulare o non sa usarlo, si mette in simbiosi con il vicino di casa che sa usarlo. Allora una singola persona comunica per due. Così si risolvono i problemi di digital divide, come anche i problemi con le persone particolarmente dure di comprendonio (a volte purtroppo sono anche giovani).
Se una comunità deve prendere decisioni che riguardano tutti, si possono prendere per maggioranza: passa ciò che è votato dalla metà più uno degli aventi diritto di voto (è chiaro che non si fa votare un bambino), salvo impostazione di super-maggioranze o di unanimità per dei casi particolari.
La regola è “una persona, un voto”: niente voto multiplo, eccetto il caso particolare, cioè se qualcuno è affiancato da una persona che colma il digital divide.
Tutti gli aventi diritto di voto hanno possibilità di votare. L’impostazione è democratica e l’obbedienza, in primis, deve venire dal senso di comunità.
Si può votare tramite i sondaggi nella chat. Si imposta anche un tempo per votare, per esempio due giorni (a meno che la scelta non sia impellente).
Se le decisioni vanno prese insieme ad altre comunità, si avvisano i Segretari delle altre comunità interessate tramite i propri Segretari. Quindi si apre il voto nelle rispettive chat e si fa finire il sondaggio nello stesso momento (grossomodo). Poi, tramite i Segretari si calcolano i voti totali e si capisce se la proposta, il piano o quel che è, è passato o meno. Il tutto è quindi deciso dalle comunità (e non dal governo locale).
Scambi commerciali
Per effettuare gli scambi all’interno della comunità si usa il baratto, in riferimento a artefatti e alimentari (inclusi i pagamenti in natura, dunque), ma perfino l’erogazione di servizi e lo svolgimento di lavoro.
Si può anche promettere di pagare in natura in modo posticipato, anche se può esserci il rischio di non essere ricompensati. Per esempio, si ottiene una busta di semi, ma siccome non si possiede nulla da dare in cambio al momento, si promette di dare il 10% del futuro raccolto. In genere si viene ricompensati in quanto nessuno vuole essere legato alla voce di non pagare i propri debiti all’interno di una comunità…
Più semplicemente, si usa come al solito la moneta legalmente circolante, dato che nello scenario A si parte dal presupposto che il sistema non sia crollato e che le transazioni possono avvenire naturalmente.
Alcuni sostengono l’uso dell’oro, argento, platino e simili metalli, ma occorre tenere in considerazione che il loro valore può svalutarsi a prescindere che deperiscano, cioè in base al mercato.
Altri sostengono il bitcoin o altre criptovalute, ma questo dipende dalla capacità di usarlo da parte dei membri e dal valore che gli diamo: se a una persona non interessano i bitcoin e/o non sa e non ha un wallet virtuale per i bitcoin, a che pro offrirgli i bitcoin? In più, i bitcoin valgono più di una buona cassa di alimentari o legname in tempo di dura crisi? Tra l’altro il loro valore è notoriamente fortemente oscillante…
Nella comunità esiste anche la pratica del dono, che a maggior ragione rinsalda la coesione tra i membri e alla fine viene ricambiato in qualche modo. Esso, inoltre, dimostra apertura e pacifismo verso il prossimo, in contesti peraltro difficili. Se rituale, addirittura incarna la comunità, come avviene per esempio nelle popolazioni delle isole del Pacifico.
Ruoli e specializzazioni
Infine, i ruoli dei membri della comunità si possono specializzare in base alle proprie risorse e/o abilità, oppure, se necessario, per causa di forza maggiore: ad esempio, c’è gente che ha un orto e gente con un giardinetto senza terra coltivabile. Ai primi si dà il compito di coltivare, ai secondi si dà altro, come per esempio costruire barbecue in mattoni in cambio di N inviti a pranzo e cena, in cui si usa proprio il barbecue appena costruito (parallelismo con l’esempio dei semi). D’altronde, è logico.
Se poi uno conosce bene le principali piante medicinali, coltiva di più queste e diventa un piccolo para-medico che è anche capace di maneggiarle o di consegnare ricette precise. Gli altri si occupano di rape e verze, per esempio. Se ci sono falegnami e operai dotati di attrezzature vale lo stesso principio, e così via…
Lo scopo è completarsi a vicenda! Questo è il principio base di una comunità!
Come comportarsi con il prossimo
Non serve andare in giro a ammazzare o sparare a tutti quelli che si avvicinano, anche perché, in questo tipo di scenario la situazione rimane comunque sotto controllo dello Stato e della legge e i problemi sono in genere solo di tipo economico, con molta gente che magari perde il lavoro e non riesce più a sfamare la propria famiglia…
I disperati che vagano in mezzo alla strada e che possono avere reazioni imprevedibili nello slang dei prepper vengono denominati “zombi”.
Difficilmente si avrà a che fare con orde di zombi. Magari ci sono casi isolati o gruppi molto modesti come un paio di nuclei familiari, ma si calmano facendoli ragionare e facendoli entrare nella comunità e rifocillandoli se sono affamati: si chiama spirito proattivo.
In più, sanno che c’è una comunità in fase di organizzazione e che avrà collegamenti con le altre limitrofe. Dopodiché, si spiegano le regole del baratto, anche dilazionando i pagamenti o promettendoli (esempio dei semi e del barbecue) e la possibilità di votare laddove necessario.
Purtroppo gli zombi, se conoscono un prepper o survivalista, si dirigeranno in massa da lui!
Sciogliere la comunità
La comunità si scioglie tramite un messaggio del Rappresentante nel gruppo. Se la decisione è controversa, si vota chiedendo una super-maggioranza per esempio del 75% e non del 51%. La decisione va comunque rigirata dal Segretario alle altre comunità, che magari sono ancora attive. In ogni caso, nulla vieta ai membri di tenersi in rapporto anche dopo lo scioglimento, ma tramite altri tipi di legame o altri gruppi organizzati in modo diverso.