Cosa fare se saltano tutte le utenze e la logistica va in crisi?
Nello scenario A abbiamo visto cosa fare nel caso la crisi che si verifica riguarda solo gli aspetti economici, come fu per il famoso ‘29. Si scatenerebbe una fortissima ondata di disoccupati, gente che rimane senza soldi, disperati di vario tipo, ma in realtà le strutture nazionali reggono e quindi occorre aiutarsi solo ed esclusivamente a livello basilare per superare al meglio le fasi più critiche.
Ma cosa accade se non si è in presenza di un iniziale crisi economica ma il tutto parte da un altro tipo di crisi?
Potrebbero capitare situazioni di ogni tipo, come ad esempio la logistica che salta per uno o più attentati e blocca le vie di comunicazioni principali (vedasi ad esempio cosa è accaduto per una nave che si è messa di traverso nel canale di Suez) oppure per via di un attacco hacker di massa che manda in tilt la rete informatica, oppure ancora qualcuno taglia di proposito alcuni cavi della dorsale elettrica nazionale e, come nei primi anni 2000, si scatena un black-out nazionale.
Se il black-out o il problema dura solo qualche giorno non dovrebbero verificarsi grossi problemi se non qualcosa di marginale che poi rientra immediatamente, ma se sono atti di sabotaggio grandi e ben congegnati ed è impossibile intervenire in tempi brevi, la crisi in questione potrebbe iniziare a durare settimane se non mesi.
Più durerà la crisi, più il sistema deraglierà in modo irreparabile fino al punto di diventare impossibile ripristinarlo. Un po’ come un organo che deve essere trapiantato e può essere fatto solo entro un certo numero di ore del decesso del donatore (ad esempio 4 ore o 6 ore) e, superati i quali l’organo è irrecuperabile e non più utilizzabile nel trapianto!
Occorre dire che è difficile che salti tutto istantaneamente, tranne che non sia un atto veramente ben studiato e pianificato, magari con l’avallo dello stesso governo e di istituzioni internazionali.
In genere questo tipo di crisi partono da un’utenza in particolare e poi le altre seguono come effetto a catena nel tempo… Oppure si è in presenza di una vera e propria guerra.
Le prime fasi della crisi
Potrei fare decine di simulazioni diverse ma ne faccio una sola. Tanto dopo un paio di settimane tutte le simulazioni giungerebbero alla stessa conclusione finale e poi da lì è lo stesso per tutte.
Ammettiamo che ci sia un problema di logistica, dovuto ad una guerra che interrompe le comunicazioni, oppure si verifica qualcosa come un embargo alla nostra nazione o continente.
Quello che accadrebbe è che non arriverebbero più materie prime, la maggior parte degli alimentari che consumiamo e, soprattutto, non arriverebbero più gran parte delle fonti energetiche fossili!
Nei primi giorni si sopperirebbe con le riserve e le scorte di sistema, ma entro una settimana i supermercati inizierebbero a svuotarsi, anche per via della corsa al carrello della popolazione (basta pensare a cosa accadde quando scoppiò la prima Guerra del Golfo, o più di recente quando arrivò in Italia il covid-19… un panic buying, praticamente).
La corsa al carrello innesca quasi immediatamente un rialzo dei prezzi, per non parlare di quello sui carburanti, sulla corrente elettrica ecc. Dopo circa 10/14 giorni, in base alle zone più o meno urbanizzate, inizieranno a finire le scorte energetiche e non si troverà più carburante alle pompe di benzina (forse già dopo solo 7 giorni) e poi inizierà un razionamento della corrente elettrica.
Dopo altri 7/14 giorni, cioè a un mese dall’inizio della crisi, la corrente è già bella che andata in quanto le rinnovabili hanno bisogno di un po’ di energia per funzionare e, in ogni caso, senza quella fossile non può essere stabilizzata e brucerebbe le apparecchiature elettriche che abbiamo a casa (visto che sono pochi quelli che hanno pannelli solari e un totale distacco dalla rete elettrica mediante uso di accumulatori ma quasi tutti utilizzano l’allaccio alla rete nazionale come appoggio).
Alla fine, entro massimo un mese saremmo sia in black-out che a piedi, con tutte le attività produttive ferme e ovviamente senza rete internet (che va a corrente), nonché senza telefoni.
Possiamo cambiare l’ordine dei fattori, tale per cui tipo prima si va in black-out e poi saltano le altre cose, ma in ogni caso, chi più velocemente chi più lentamente, ogni scenario porta al fermo totale di tutto!
Inizialmente, nei primi giorni in cui inizia la crisi, la gente attenderà speranzosa il ripristino delle utenze e un intervento tempestivo, capillare e commisurato del governo ma, mano a mano che saltano le altre e che gli aiuti si rivelano tardivi e/o insufficienti, inizierà a capire che è meglio muoversi per procurarsi quello che serve per sopravvivere.
Dapprima si va a comprare tutto quello che trova nei supermercati in modo frenetico per poi continuare con attrezzi utili nelle ferramenta e altre attività commerciali.
Ma con il passare dei giorni tutto finisce e le scorte a poco a poco vengono consumate, fino al momento in cui saltano tutte le utenze e con esso le telecomunicazioni, lasciando tutti all’oscuro di ciò che succede.
Questo è il momento più probabile di inizio della fase di panico generale nella popolazione! Si piomba improvvisamente a prima della Prima Rivoluzione Industriale o giù di lì…
Iniziano i tempi duri!
Teoricamente la gente, tranne forse le persone più deboli come gli anziani o chi in quel momento era indisposto (magari ricoverato in un ospedale), si sarà fatta le scorte di alimentari per reggere anche 2 o 3 mesi. Qualcuno più lesto o efficiente a recuperare roba avrà fatto scorte anche per 6 mesi, ma non importa…
Già qualche giorno dopo l’inizio della vera crisi (cioè quando tutto è già saltato), i primi individui poco raccomandabili inizieranno a pensare che forse è il caso di darsi al saccheggio qualora le cose dovessero andare male per più tempo del previsto.
Inoltre, le persone delinquenziali penseranno che si può sfruttare l’occasione per rubare a chi sembra indifeso per poi vendere le cose di contrabbando!
Inizialmente i soldi hanno ancora valore, quindi il contrabbando tenderà naturalmente a formarsi.
I primi ad essere attaccati saranno le persone che si sa essere sole, deboli e poco difese. Siccome i primi assalti sono fatti da delinquenti, saranno sicuramente assalti con armi in pugno, con alta possibilità che non abbiano scrupoli ad usarle.
Ma a mano a mano che i giorni passano, le scorte personali inizieranno a calare vistosamente e tutte le altre persone armate, anche se non delinquenti di razza, inizieranno a pianificare furti e saccheggi!
In una situazione simile, infatti, si perdono pure i contatti con le autorità, e quindi nessuno riceve più stipendi, compreso le Forze dell’Ordine, e si avvia uno stato di anarchia in tutto il territorio.
In questo contesto le forze dell’ordine inizieranno a provvedere alle loro famiglie facendo quello che sanno fare, e cioè usando la forza e le armi.
Probabilmente, dapprima svuoteranno l’armeria della caserma e si prenderanno tutte le armi e le munizioni, poi inizieranno gli assalti alle persone che reputano possano avere maggiori scorte o che possano avere oggetti e strumenti utili in caso di baratto o di necessità.
Mi aspetto l’assalto alle farmacie, se ancora non sono state assaltate e svuotate nelle fasi iniziali, così come gli attacchi verso le ville o le case apparentemente più “ricche” e difese, nonché quelle i cui membri sembrano meglio messi.
Col passare di altri giorni, diciamo che siamo già ad un mese dall’inizio della fase di panico e circa 2 dall’inizio degli eventi, se ancora non è stato ristabilito tutto, inizierà il vero e proprio inferno!
Infatti, tutti saranno agli sgoccioli con le scorte, oppure le avranno già perse con le razzie iniziali di delinquenti ed ex-Forze dell’Ordine, e quindi tutti si riverseranno in strada per rubare o cercare roba per vivere a loro volta… Questo tipo di persone, in genere armate male e senza esperienza operativa, ma che si spostano come orde barbariche verso obiettivi di qualsiasi tipo si chiamano, in gergo, zombie. Nell’immaginario prepper, gli zombi sono persone con gli abiti laceri e sporchi, dal volto scavato, con ferite non curate per mancanza di medicinali e che gemono con le braccia alzate per chiedere aiuto o cibo per nutrirsi.
In realtà, una prima carica di zombie si formerà già all’inizio della crisi e sono tutti quelli che cercheranno di raggiungere i parenti anziani in campagna, se li hanno. Si formeranno vere e proprie colonne di auto per recarsi nelle zone rurali e intaseranno tutte le strade.
Questa seconda carica, invece, si sposterà a piedi perché le strade saranno tutte bloccate da ostacoli improvvisati posti lungo il percorso al fine di fare i fermi e derubare gli eventuali passanti…
Questa seconda ondata sarà provata dalla fame, dalla mancanza di acqua e quindi anche di igiene personale, si sposterà insieme a bambini e anziani con molte difficoltà e assomiglieranno molto agli zombi della serie The Walking Dead, in un certo senso.
Questi zombie attaccheranno tutto ciò che è alla loro portata, ma soprattutto quelli che sanno essere gente ben organizzata e che si ricordano che gli avevano parlato per primi di fare scorte, nonché quelli che sanno essere pronti a reggere a situazioni critiche. I cosiddetti prepper o quelli con un mindset largamente analogo, praticamente.
I prepper sono le persone vittime per eccellenza: hanno più risorse fisiche e intangibili, come le scorte e know-how (ad esempio, sanno costruire oggetti improvvisati come utensili e armi primitive, sanno dove si trovano elementi naturali utili alla sopravvivenza, sanno cacciare selvaggina mediante trappole improvvisate, eccetera), e sono preparate psicologicamente e fisicamente se hanno fatto sport o hanno abituato l’organismo al freddo, digiuni e veglie. Prima le hanno prese per il culo deridendole dandogli dello psicopatico o complottista e magari untore no-vax, poi quando tutto precipita si ricorderanno guarda caso di loro…
Se le cose precipitano in modo più controllato, nella fase iniziale potrebbero esserci modesti aiuti governativi, quasi sicuramente insufficienti per tutta la popolazione e/o qualcosetta dal Comune e dalla Protezione Civile. Magari i soliti spiccioli presi con il prestito a strozzo dall’UE (se non collassa prima o nel mentre), ma nulla di più e nulla di veramente significativo!
L’esercito in strada penso che arriverà subito, specie in caso di anarchia e sollevazioni civili di zombie nelle prime fasi, sennò può eventualmente venire in un secondo momento insieme alla polizia locale per pattugliare le strade.
Se però il panico si presenta dopo qualche settimana, nel frattempo lo Stato e le catene di comando sono già saltate e potrebbe non esserci più un esercito o delle forze dell’ordine…
Se il governo ha interesse a mettere l’esercito per strada, non aspetta altro che una sollevazione e magari il tutto è stato organizzato di proposito per avere una scusa buona. In questo caso potrebbero anche simulare degli assalti mediante false flag in modo da crearsi l’alibi perfetto!
La resistenza passiva, la calma e la preparazione a monte possono esorcizzare il rischio, ma temo che gli zombi e gli anarchici saranno la maggioranza.
Creare una comunità
Come per lo scenario A, bisogna formare lo stesso una comunità e non adottare certi comportamenti errati o controproducenti, come per esempio fare parte dell’anarchia e/o diventare uno zombie oppure sparare a chiunque si avvicina a te, pure se ha buone intenzioni.
Io la formerei senza andare troppo oltre il proprio quartiere, insomma, utilizzando gli stessi presupposti già discussi nello scenario A.
In questo caso gli spostamenti sono particolarmente difficoltosi e non si può comunicare comodamente utilizzando un social network. Occorre proprio andare a dire le cose di persona…
Non potrai usare l’auto o dovrai razionare la benzina. E se è elettrica, come fai? Ti attacchi al tram!
Puoi usare una bici o correre e qualcuno magari fa equitazione e vive in campagna dove possiede anche il cavallo, ma sono casi rari che solo comunità montane probabilmente possono disporre. Cavalli, asini e anche buoi sono stati usati per millenni ma sicuramente non si trovano nelle zone molto urbanizzate.
Senza sconfinare troppo oltre il quartiere, andrei casa per casa a chiedere di formare una comunità coesa. Ma ognuno deve sapere chi possiede cosa, chi sa fare cosa ecc.
Se un padre ha la figlia con il mal di gola e non ha un orto con piante medicinali, da chi va? Una soluzione è la seguente e ha un pro e un contro: ognuno espone fuori da casa propria un foglio plastificato/protetto dalle intemperie in cui spiega con grafia leggibile cosa può offrire come beni e servizi in caso di necessità. Il pro rende la ricerca meno difficoltosa. Il contro è che, in caso di ladri e anarchia, tutti sanno chi ha qualcosa di prezioso da sottrarre…
In realtà, queste comunità andrebbero organizzate prima che gli eventi precipitano già nelle primissime fasi in cui si inizia a ventilare che le cose possano precipitare.
Nelle primissime fasi, infatti, la gente sarà più propensa a collaborare e a fidarsi, mentre a crisi conclamata inizieranno i saccheggi e nessuno aprirà più la porta a nessun altro se non a gente di cui si fida ciecamente (ma sono rare).
In realtà, tolti i primi momenti, per formare una comunità in una fase successiva occorrerà aspettare che gli eventi maturino e che gli zombi si dileguino.
Cioè, che le cose si stabilizzino verso la nuova “normalità”, cosa che potrebbe richiedere anche molti mesi.
Gli spostamenti
Gli spostamenti devono avvenire in modo rapido, silenzioso, camuffato (Ad esempio con vestiti neri, cappello nero, niente catarifrangenti e trucco facciale nero) e nascosto. Quindi preferibilmente al buio, usando stradine secondarie e coni d’ombra, mai a campo aperto e in gruppi ristretti (tipo 3 persone) in modo da potersi guardare contemporaneamente davanti, di lato e dietro, nonché abbozzare una difesa efficace se serve.
Per evitare le scarpinate inutili e prolungate e ricevere informazioni, si nominano delle persone che vivono geograficamente nello stesso punto di ogni comunità (per esempio, a metà del territorio). Così non devono fare il doppio di strada per dare informazioni, e chi le consegna non rischia di farne il triplo!
Se i Segretari sono sparpagliati in giro, il tragitto aumenta o diminuisce a casaccio e con esso l’imprevedibilità delle azioni e quindi il rischio di essere attaccato.
Purtroppo non so altri modi per snellire il percorso fisico, ma una posizione fisica buona e standardizzata aiuta.
Le scelte comunitarie
Le scelte comunitarie, dove tutta la comunità di quartiere decide di intraprendere un progetto utile alla maggioranza, magari lavorandoci tutti insieme, sono un importante tassello in questo scenario. In teoria anche nello scenario A, ma lì servono poco. Nello scenario B, infatti, mancano le utenze.
Un esempio di scelta comunitaria potrebbe essere la seguente: la popolazione del quartiere ha del cibo ma i freezer non funzionano. Quindi va fatta una scelta comunitaria, per esempio usare almeno una root cellar comune o costruirla o riconvertire un edificio interrato in una root cellar.
Come prenderle, se manca internet per inoltrare messaggi, mail e votare ecc.? Una proposta è la seguente: due volte a settimana, in un generico momento della giornata, tutti gli abitanti del quartiere si incontrano per riunirsi in un luogo preciso e spazioso ma ben difendibile e controllabile.
Lì si tiene il consiglio comunitario, cioè una riunione di quartiere. Ognuno porta le proposte di progetti comunitari descritte in modo preciso e minuzioso, per esempio fare/usare una root cellar comune e aperta in un certo giorno (ex. la domenica per tutta la mattina) per attingere o depositare roba da mangiare. Oppure, sollevando un problema, si fa brainstorming aiutati da coloro che sono operai, ingegneri, prepper o simili (tutti e tre sapranno cosa è una root cellar, cioè una sorta di magazzino circondato da terra o interrato).
Si vota andando per super-maggioranza (ad esempio 75% degli aventi diritto) visto l’importanza dei progetti.
Un altro esempio di progetto comunitario è costruire un canale o un sistema di irrigazione. Si può costruire scavando canali o usando le canne di bambù incastrate tra loro, sostenute da rami a Y e piegate con il calore. Queste tubature di bambù senza tappi all’interno trasportano acqua in punti strategici ben calcolati (non devono in più dare fastidio al passaggio in strada) e si possono tappare con argilla.
Le decisioni inter-comunitarie, invece, possono essere discusse e approvate o bocciate in tutti i vari consigli, per poi essere approvate o respinte definitivamente da un consiglio dei Rappresentanti/Ambasciatori. Ognuno di essi porta la decisione finale della singola comunità che rappresenta.
Per evitare complicazioni, si va a maggioranza. Se il numero di Rappresentanti è pari, il voto del Rappresentante della comunità che ha partorito per primo l’idea vale due.
Pericolo anarchia
Un’altra cosa da tenere in considerazione è il pericolo anarchia. Magari non siamo sui livelli tipici che si manifestano negli USA, ma non si devono sottovalutare.
Certamente si può cercare di tenere gli scontri e la guerriglia sotto controllo, ma è impossibile disinnescarli, specialmente se i vari gruppi non hanno dei capi guerriglieri perfettamente identificabili con cui ragionare. Vedasi, ad esempio, i black block, gli ultrà, neonazisti e neofascisti, vandali e anarchici di vario tipo.
In un contesto come quello sin qui illustrato, gli attacchi saranno fatti per sottrarre risorse e/o per vandalizzare le cose altrui, con qualche eventuale caso di stupro e pulizia etnica scaturita dall’odio verso chi non è del luogo e viene considerato un intruso che sottrae risorse agli altri (e per chi non è del luogo non si intende solo stranieri ma anche chi non è del comune o del quartiere in questione…).
In caso di impossibilità di placare simili scontri si deve agire in difensiva!
Difficilmente scoppierà un clima da guerra civile, ma in caso di combattimenti armati effettuati con armi da fuoco, bisogna difendersi usando le proprie armi, le tecniche di primo soccorso per curarsi e costruendo barricate e protezioni. Ad esempio, le finestre si possono coprire con i sacchi di sabbia, i cancelli si possono bloccare con mattoni e grossi massi, le barricate di difesa o ostruzione di particolari strade si possono formare con sassi, mobili, bidoni della spazzatura, transenne, filo spinato, barili vuoti, sacchi di sabbia o cemento, eccetera.
Nel caso serva si possono anche creare fessure e feritoie per osservare o sparare (avere un binocolo aiuta).
Se si combatte (quindi se non si cammina in strada in contesti normali), ci si può mimetizzare con trucco facciale (ottenuto anche da elementi naturali come fuliggine e erbe pestate), nonché utilizzando apposite tute cui aggiungere modifiche (per esempio, si possono sporcare di terra, colori naturali o vi si possono legare rami e foglie), nonché aiutarsi con tecniche militari di combattimento (si trovano pure in manuali dell’esercito e dei marines).
Ma la mimetizzazione si può usare anche se, per esempio, si effettuano semplici spostamenti di notte e non si vuole essere notati.
Una persona, in caso di scontri, dovrebbe stare appostata in una zona sicura (anche mimetizzandosi) e sorvegliare sempre l’ambiente. Si può comunicare gridando anche con linguaggio in codice condiviso, oppure con segnali con le mani, occhi, viso o con colpetti dati sul proprio corpo per ridurre la comprensione al nemico e/o il rumore (che in altri casi è utile perché per esempio può distrarre i nemici).
I soldati si possono chiamare con nomi in codice, idem i luoghi strategici e i nomi delle operazioni sempre per ridurre la comprensione ai membri al di fuori della cerchia o se si riesce a comunicare con mezzi intercettabili come le radio.
Gli occhiali da sole servono a proteggersi da granate flash e un occhiale qualunque protegge dal peperoncino spray, detriti e simili. Pezzi di metallo resistente sul corpo proteggono in parte dai proiettili e sono un surrogato di antiproiettile.
Una bandana bagnata sul naso e bocca proteggono dal gas e fumo. In caso di fumo e incendio, si respira con la bocca e si striscia per terra, come spiegato nelle norme antincendio.
In caso di grossi rumori come esplosioni di granate, ci si tappano le orecchie per non essere assordati. I cecchini a volte si individuano pure se mimetizzati se, in caso di sole, si vede il luccichio del vetro del binocolo controsole, lo stesso vale per i comuni binocoli.
Oppure si usa qualcosa come esca, ad esempio un cappello sulla punta dell’arma e sporgerlo da un punto riparato per sentire degli spari e capire la direzione. Oppure si vede da dove parte la luce dello sparo o si stima la traiettoria del proiettile. Si possono confondere con il fumo o si può avanzare tenendosi una protezione davanti. Il cecchino si può aggirare per essere aggredito da dietro.
Non ne cito altre, ma sono tutte accortezze di buon senso, che in contesti critici possono fare la differenza tra sopravvivere o morire…
Lo sciacallaggio
Il semplice sciacallaggio, specie nello scenario B, è molto plausibile.
Qualcuno armato, magari fornito di un buon equipaggiamento e mimesi, dovrebbe fare delle ronde di guardia nei punti strategici. Mi riferisco a posti in cui magari c’è un grande orto.
Questo rende più difficile rubare, tranne se vengono lì in una banda di 10… In tal caso, se già sappiamo che possono arrivare in tanti, in quanto in passato lo hanno già fatto, allora è il caso di presidiare con maggiori forze il luogo oppure avere una squadra di pronto intervento in gradi di giungere velocemente non appena la sentinella lancia l’allarme.
Commerci
Anche nello scenario B si commercia con il baratto in quanto difficilmente i soldi avranno ancora corso legale.
Il denaro, se ha senso, si può usare come materia prima, ad esempio fondendolo al fine di creare attrezzi, oppure ceduto come materia prima. Ovvio che si sta parlando di soldi metallici! Quelli di carta si potranno utilizzare solo come carta, e quelli digitali in banca… puoi immaginare.
Anche qui, ognuno usa quello che ha e che sa fare al meglio per l’utile della comunità.
Ho già spiegato nello scenario A come si può barattare e quindi vi rimando alla lettura del paragrafo dedicato al baratto. Inutile ripetere i concetti.
Consigli importanti
Per tutto il resto, siccome mancano acqua, luce e gas occorre utilizzare le cose che riusciamo a procurarci da noi nell’ambiente. A tal fine si consiglia di studiare e conservare i vari manuali e video Youtube con le tecniche di sopravvivenza che insegnano ad accendere fuochi, utilizzare oggetti comuni modificati per ricavare attrezzi, tecniche primitive di produzione oggetti eccetera. Come detto in precedenza, anche i manuali dell’esercito, marines e alpini forniscono molte conoscenze utili per sopravvivere e combattere.
Per i progetti più grandi occorre parlarne con gli altri in una riunione apposita in cui fare brainstorming. Tali conoscenze possono essere diffuse tra i membri della comunità, con cui si può lavorare insieme o fare “guarda e impara”.
Diventando autosufficienti e avendo il know-how, il rischio di sciacallaggio diminuisce perché non serve praticarlo, idem se una comunità condivide risorse, sforzi e know-how. Non sono conoscenze che uno si tiene nascosto.
Anche nel peggiore degli scenari, si può sopravvivere. Sappiamo come usare le canne vuote per raccogliere acqua, coltivare e allevare, conservare cibo, usare le erbette mediche, costruire artefatti semplici e complessi con cemento e argilla, produrre sostanze semplici, mimetizzarsi, fare consigli comunitari ecc.
Sciogliere la comunità
La comunità di quartiere, dotata anche in questo caso di un confine abbastanza preciso e di un nome preso da location o peculiarità difficilmente confondibili, si può sciogliere in un consiglio tramite super-maggioranza (questa cosa si fa presente fin dall’inizio per evitare fraintendimenti successivi).
Un sentore può essere il ripristino totale delle tre utenze e internet, ma non andrebbe sciolta subito perché potrebbe essere un false flag (dopo 24/48 ore potrebbero collassare di nuovo).
In ogni caso, dal momento che ritornano attive le utenze passeranno molti mesi prima che tutto si stabilizzi e ritorni l’ordine nelle strade, in quanto occorre anche una forza di polizia e tutto il resto…
La decisione di scioglimento si comunica poi ai Segretari delle altre comunità, che potrebbero avvisare che lo scioglimento è già avvenuto.